Una delle novità della riforma Pac post 2022 di cui poco si è parlato finora, e che invece potrebbe comportare un impatto non trascurabile sulle scelte degli imprenditori agricoli, riguarda la norma in materia di buone condizioni agronomiche e ambientali che introduce regole sulla rotazione delle colture sui terreni a seminativi.
Con la definizione fornita, la pratica della monosuccessione che risulta piuttosto diffusa in agricoltura, sia al Nord che nelle altre parti del nostro Paese, diventerebbe non compatibile con le regole della condizionalità rafforzata e quindi andrebbe a compromettere l’accesso degli agricoltori al regime dei pagamenti diretti e ai contributi per le cosiddette misure a superficie della politica di sviluppo rurale.
L’Italia ha deciso di applicare la regola della rotazione su tutte le superfici a seminativo, compresi i prati avvicendati ed escludendo il riso, le colture condotte con metodo biologico e le superfici ricadenti nelle zone montane e svantaggiate.
Inoltre, il nostro Psn ha previsto l’esenzione delle aziende agricole con superficie a seminativo inferiori a 10 ettari e delle aziende agricole nelle quali i prati permanenti, le colture foraggere, i terreni lasciati a riposo e le coltivazioni di leguminose, da sole o congiuntamente, occupano oltre il 75% della superficie ammissibile aziendale.
Chi non rientra nelle eccezioni menzionate sarà tenuto, dal 2023, ad attuare una rotazione colturale per effetto della quale, su una data particella agricola, è necessario cambiare il tipo di coltura per ogni anno solare.
Il Psn specifica che la successione sulla stessa parcella di cereali come il frumento duro, il frumento tenero, il triticale, la spelta e il farro non consente di soddisfare il vincolo di rotazione.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 4/2022
La nuova Pac cancella la monosuccessione
di E. Comegna L’articolo completo è disponibile per gli abbonati anche su Rivista Digitale