Grandinate, difficoltà gestionali per la diffusione di funghi ed erbe infestanti e, in alcuni territori, anche la siccità hanno penalizzato la produzione di riso italiana della campagna 2021.
Nel complesso, stima l’Ente risi, la produzione nazionale di risone, considerando anche i volumi destinati ai reimpieghi per le semine 2022, si è attestata a 1,46 milioni di tonnellate, un volume in calo del 4,1% rispetto alla scorsa stagione.
La superficie a riso nel 2021 si è ridotta di appena lo 0,1% rispetto all’anno precedente, ma la flessione è stata piuttosto accentuata per i Tondi (-13,4%) e per i risi Medi (-20,7%). Al contrario sono aumentate di quasi il 17% le superfici destinate ai Lunghi B e del 3% quelle del gruppo varietale Lungo A.
Differenziato l’andamento produttivo dei diversi gruppi varietali. Per i Tondi si è registrata una perdita produttiva di quasi il 15%, con meno di 400.000 tonnellate valutate in termini di riso greggio. Al contrario, è aumentata del 10% la produzione del Lungo B, per lo più destinato all’esportazione, per un quantitativo di circa 340.000 tonnellate. Perdono poco più di 3 punti percentuali, invece, i Medi e i Lunghi A, ovvero le varietà essenzialmente destinate al mercato interno, per le quali la produzione non è arrivata neanche a 730.000 tonnellate, che si traducono in un quantitativo di circa 430.000 tonnellate di riso lavorato.
Bene infine i prezzi, che mostrano rialzi piuttosto evidenti per quasi tutte le varietà, con un ottimo avvio di campagna soprattutto per Carnaroli, Vialone Nano e Selenio, ma con valori altrettanto elevati per i Lunghi B, grazie a una forte richiesta dall’estero.