Il ciliegio è la settima specie arborea da frutto più diffusa al mondo (escluso agrumi e tropicali) e sta riscontrando un crescente interesse, tanto che nel decennio 2010-2019 le superfici coltivate sono aumentate del 12%, passando da poco meno di 400.000 ettari a circa 445.000 ettari. Nel medesimo periodo, l’offerta globale è salita del 30%, da 2 a 2,6 milioni di tonnellate.
Il contesto produttivo in Italia
In Italia, il ciliegio si mantiene attorno a 30.000 ettari, una superficie che colloca il Paese al primo posto per estensioni coltivate in ambito Ue e al 6° nel mondo. Continua, tuttavia, a permanere estremamente basso il tasso di rinnovo degli impianti, sceso al 2,5% nel 2021. In realtà, è soprattutto la Puglia, che rappresenta il fulcro della produzione nazionale, con il 63% circa degli investimenti e della relativa produzione, ad evidenziare un indice di rinnovo degli impianti molto basso, inferiore all’1%, anche se l’entità delle superfici complessive tende a mantenersi stabile. Il potenziale produttivo italiano è oscillato, negli ultimi dieci anni, fra 100.000 e 140.000 tonnellate annue, con un’ampia variabilità dovuta alla sensibilità della coltura alle avversità climatiche, purtroppo tendenzialmente sempre più frequenti.
Il mercato e i prezzi
Trattando di prezzi, un ruolo rilevante, oltre alla varietà, lo riveste il calibro dei frutti: dall’analisi dei listini di liquidazione dei principali gruppi cooperativi si evince un differenziale del 20% circa per ogni passaggio di calibro. Particolarmente penalizzati sono sempre i calibri al di sotto del 26/28.
Un altro aspetto interessante nell’ottica della valorizzazione del prodotto è quello dei marchi territoriali. Nel comparto ortofrutticolo l’adozione dei marchi di indicazione geografica riporta pochi casi di successo e, almeno a giudicare dai prezzi rilevati presso il locale mercato ortofrutticolo, la ciliegia di Vignola IGP pare essere fra questi. Nell’ultimo triennio, considerando le cultivar Giorgia, Grace Star, Ferrovia e Lapins, le quotazioni medie del prodotto IGP sono risultate superiori rispetto a quelle non marchiate del 20% circa per le prime due e addirittura del 30% per le ultime.
Il ciliegio è potenzialmente in grado di consentire una redditività fra le più elevate nell’ambito delle maggiori specie arboree da frutto, ma è anche la coltura più dispendiosa in termini di costo unitario e, qualora si punti sugli impianti più innovativi, ad elevata densità e con protezioni complete (grandine, pioggia e insetti), è anche tra quelle che richiedono i maggiori investimenti iniziali.
Nonostante l’alto grado di rischiosità che ne consegue, appare comunque abbastanza chiaro come il percorso primario in grado di mantenere economicamente sostenibile la coltura, sia quello dell’innovazione.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 35/2021
Il ciliegio può crescere ancora puntando all’export
di A. Palmieri
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