L’erba medica, e le colture leguminose foraggere in generale, rappresenta un’ottima soluzione per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal, perché la sua coltivazione riduce le emissioni di gas serra e l’impiego di fertilizzanti chimici grazie alla capacità di fissare l’azoto nel terreno, aumentandone la fertilità e migliorandone la struttura.
«L’Italia è il secondo Paese europeo per produzione di erba medica essiccata a disidratata – spiega Riccardo Severi, vicepresidente di Aife-Filiera italiana foraggi – con una produzione media annua di circa 1 milione di tonnellate. Una posizione di rilievo che mai come ora deve essere compresa dagli agricoltori e dagli allevatori italiani proprio in virtù di quanto prevedono gli ecoschemi inseriti nella nuova Pac. In particolare quello dedicato all’avvicendamento colturale, in base al quale è previsto il sostegno accoppiato alle leguminose foraggere per incrementare del 2% il massimale dei pagamenti diretti».
Al di là degli aspetti tecnici però, il grande tema legato alla riduzione dell’impatto ambientale prodotto dalle coltivazioni, impronta di carbonio in primis, è sempre più cogente e cogente è anche l’esigenza di aumentare la consapevolezza di agricoltori e allevatori nei confronti della grande opportunità che si presenta loro con lo strumento della Pac.
Intanto Aife-Filiera italiana foraggi traccia un primo bilancio della produzione 2021 di erba medica essiccata e disidratata, contrassegnata nei primi mesi dell’anno da quotazioni stabili intorno a 200 euro/t, lievitate in questi ultimi mesi a circa 240 euro/tonnellata, in forza soprattutto di una aumentata richiesta estera e di una produzione che, a causa delle forti ondate di calore dell’estate scorsa, ha dovuto incassare una significativa contrazione, a cui si aggiungono inevitabilmente i rincari delle fonti fossili necessarie alla trasformazione e al trasporto.