Il comparto floroviastico è stato uno tra i più danneggiati dall’emergenza Covid-19 dell’intero settore agricolo. Durante il lockdown, infatti, i danni subiti dai florovivaisti italiani hanno raggiunto milioni di euro, causa le mancate vendite di piante e fiori recisi.
Al mancato incasso, si sono inoltre aggiunti i costi per lo smaltimento dei prodotti non collocati sul mercato.
Le conseguenze della pandemia continuano a pesare, basti ricordare che solo nel primo semestre 2020 in Italia sono stati posticipati oltre 80 mila matrimoni generando ingenti perdite di fatturato: tuttora le cerimonie subiscono ritardi e ridimensionamenti impendendo ai produttori di recuperare i mancati ricavi.
In condizioni normali il florovivaismo raggiunge un giro di affari indoor annuo di 2,57 miliardi di euro (con 823 milioni di euro dell’export, contro le importazioni di 517 milioni di euro), secondo in Europa solo all’Olanda, valore pari al 4,7% della produzione agricola nazionale.
Nonostante il Decreto Legge del 19 maggio 2020, n.34 (cosiddetto Decreto Rilancio) abbia previsto un contributo a fondo perduto, tra gli altri, anche per le imprese florovivaistiche, affiancandolo successivamente all’esonero straordinario dei versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali a carico dei datori di lavoro, il settore necessita di ulteriori strumenti applicati nel lungo periodo, in grado di rilanciare la domanda dei consumatori di piante e fiori.
Nemmeno il sostegno finanziario messo in campo da Ismea, ovvero le garanzie pubbliche per prestiti bancari, la nuova cambiale agraria a tasso zero con durata 5 anni, la sospensione delle rate dei mutui, l’accesso diretto delle imprese florovivaistiche al Fondo di Garanzia gestito da Mediocredito Centrale, sono stati sufficienti a colmare le difficoltà che il settore sta attraversando.
I florovivaisti lamentano, pertanto, l’assenza di norme specifiche pensate a favore delle loro imprese, come ad esempio la possibilità di decontribuzione estesa anche ai datori di lavoro e ai loro coadiuvanti, finalizzata a non penalizzare la maggior parte delle imprese produttrici di fiori e piante in vaso (tipicamente a gestione familiare).
In definitiva, i produttori chiedono l’istituzione di un ufficio dedicato al florovivaismo nell’ambito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, per mettere a punto strategie capaci di tutelare le imprese, stimolandole a uscire dalla crisi attraverso la ripresa degli acquisti di piante e fiori.
Ilenia Cescon