Misure per il clima: quanto pagherà l’agricoltura?

frisone stalla

L’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra entro il 2030 diventa ancora più ambizioso: la Commissione ha infatti proposto di puntare a una riduzione del 55% anziché del 40% come previsto.

Ovviamente tutti i settori produttivi sono coinvolti ma per l’agricoltura non dovrebbero esserci nuovi vincoli particolarmente penalizzanti, in particolare per la zootecnia (uno dei comparti nel mirino): nei documenti elaborati a Bruxelles si legge infatti che «un forte declino dei consumi di prodotti derivati da animali potrebbe ridurre le emissioni di oltre 30 milioni di tonnellate entro il 2030», ma la Commissione considera che «le riduzioni delle emissioni derivanti dal cambiamento delle scelte dei consumatori verso diete sane potrebbero essere dello stesso ordine di grandezza delle opzioni tecniche disponibili per ridurre le emissioni nel settore agricolo».

In pratica, il prevedibile calo dei consumi di carne sarebbe già sufficiente a raggiungere lo scopo.

Anche dal lato degli altri processi produttivi non si annunciano rivoluzioni: le emissioni agricole, scrive la Commissione «non potranno mai essere completamente eliminate con la tecnologia e le opzioni di gestione esistenti, ma possono essere ridotte in modo significativo garantendo al contempo il mantenimento della sicurezza alimentare nell’Ue» con «un uso efficiente dei fertilizzanti, l’adozione di un’agricoltura di precisione, allevamenti più sani e l’utilizzo della digestione anaerobica producendo biogas e valorizzando i rifiuti organici».

Tutte cose che stanno già diventando la normalità nell’agricoltura moderna.

L’impressione è che al settore agricolo difficilmente si chiederà di più di quanto non preveda la Pac riformata, almeno in termini di mitigazione del cambiamento climatico (cioè taglio delle emissioni).

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 32/2020
Clima e gas serra, l’agricoltura è sulla buona strada
di A. Di Mambro
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