L’incubo Covid-19 ha messo in evidenza alcune criticità del sistema agroalimentare globalizzato: da una parte i mercati sono andati in stress, con evidenti ripercussioni sulle quotazioni mentre, dall’altra, si è evidenziato il rischio per i Paesi importatori netti di rimanere senza prodotto.
Indipendentemente dall’emergenza Covid-19, in questa fase è importante capire le prospettive del mercato e orientare le proprie produzioni verso quelle filiere che si stanno dimostrando più dinamiche.
Tutte le principali commodity provengono da un periodo di forte stagnazione delle quotazioni, che ormai si trascina dal 2015, ma dall’autunno 2019 si è assistito a un’inversione di tendenza.
In particolare, nel caso del frumento duro si è registrato un aumento delle quotazioni a partire da luglio 2019, che sono passate da 209 euro/t a quasi 268 euro/t di aprile 2020.
Anche il grano tenero ha subìto un’inversione di tendenza sul finire della scorsa estate, con le quotazioni che sono passate da 180 euro/t a oltre 200 euro/t; si tratta di variazioni non particolarmente entusiasmanti, ma che potrebbero indicare l’avvio di una fase più dinamica nel mercato.
Costi e ricavi
Per valutare le opportunità reddituali che possono arrivare dalle coltivazioni analizzate è necessario ricorrere al conto colturale. Si tratta di un semplice strumento che permette di confrontare i costi e i ricavi di una coltivazione. Ovviamente il calcolo non ha la pretesa di essere esauriente per tutte le realtà italiane, dal momento che ci sono differenze notevoli da azienda ad azienda che non possono essere sintetizzate attraverso un semplice conto colturale
Dalla tabella 1 si nota che 1 ha di grano tenero genera ricavi per 1.323 euro, mentre 1 ha di grano duro 1.497 euro.
Per 1 ha di grano tenero si spendono circa 1.122 euro/ha, mentre nel caso del duro ci si attesta a 1.105 euro/ha. Ovviamente si tratta di valori riferiti a operazioni che prevedono il ricorso al contoterzista e che possono essere migliorati nel caso di utilizzo di risorse in proprietà (macchine, attrezzi e personale), a patto che esse siano adeguatamente ottimizzate.
Redditività
Dalla differenza tra i costi e i ricavi si ottiene il reddito lordo. Nel caso del grano tenero esso si attesta intorno a 200 euro/ha, mentre per il grano duro sale a 393 euro/t.
Una riflessione particolare va dedicata al grano duro: i recenti aumenti delle quotazioni, abbinate a un meccanismo di sostegno diretto che è diventato abbastanza corposo, offrono delle prospettive interessanti per questa coltura, che fa registrare una buona redditività.
I rischi di un basso approvvigionamento
Il fenomeno Covid-19 ha evidenziato i rischi che si corrono nell’avere basse percentuali di approvvigionamento a livello nazionale e comunitario. Il pericolo di mettere in crisi alcuni settori per la carenza di materie prime è estremamente elevato e un Paese come l’Italia non può permettersi di correre questo rischio.
Per questo motivo c’è da aspettarsi un ritorno di interesse anche verso le commodity, dal momento che sono in grado di generare importanti ricadute sotto il profilo dell’indotto.
In questo ambito gli agricoltori e i trasformatori devono essere in grado di costruire dei percorsi di sinergia che possano portare a instaurare delle relazioni commerciali stabili e durature.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 23/2020
Frumenti e leguminose: redditività ai tempi del Covid
di G. Chiodini
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