Per soddisfare i fabbisogni crescenti della grande distribuzione organizzata, gli industriali hanno chiesto ai risicoltori italiani di coltivare quest’anno 22.000 ettari in più. La proposta non riguarda unicamente le varietà di risi tondi e da risotto, quelle che oggi sembrano beneficiare di una richiesta al consumo più tonica, ma investe anche i risi indica, a lungo penalizzati dalle importazioni a dazio zero dai Paesi meno avanzati e oggi non particolarmente brillanti, nonostante la clausola di salvaguardia abbia frenato gli arrivi da Cambogia e Myanmar.
La richiesta di investimenti per 242.500 ettari, rispetto ai 220.000 messi a coltura nel 2019, però non potrà avere seguito, considerati i bassi prezzi attuali del risone e i possibili effetti depressivi sui listini di una maggiore produzione.
Tra i produttori italiani rimane inoltre grande apprensione per il volume delle importazioni, che a livello UE, stando alle proiezioni della Commissione europea, dovrebbe ancora aumentare toccando, da qui a 5 anni, quota 1,5 milioni di tonnellate.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 1/2020
L’industria chiede 22.000 ettari in più ai risicoltori italiani
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