Gli agricoltori europei non accettano più di essere accusati di tutte le nefandezze possibili.
Dalle restrizioni sui nitrati agli annunci di divieto sul glifosate, dagli agrofarmaci al calo delle popolazioni degli insetti, gli agricoltori si sentono sul banco degli imputati in mezza Europa. E reagiscono perché non vogliono essere considerati inquinatori impenitenti di terra, suolo e aria e sterminatori di biodiversità.
Si spiegano così le proteste, frammentate ma diffuse, che nelle ultime settimane hanno attraversato Francia, Olanda e Germania.
In Francia la posizione del governo sul glifosate e più in generale la criminalizzazione degli agricoltori, una volta un baluardo dello stile di vita francese, per l’utilizzo della chimica, più volte in ottobre hanno spinto i trattori in piazza e a bloccare arterie stradali.
In Olanda scintilla per la protesta sono state alcune infelici quanto disinvolte dichiarazioni di politici di governo sul fatto che l’Olanda dovrebbe dimezzare il numero di capi allevati, di tutti i tipi, dal pollame ai bovini e ai suini.
Anche in Germania le proteste vedono in prima fila gli allevatori. Il governo ha infatti annunciato una stretta sui concimi azotati e come se non bastasse il ministro dell’agricoltura Julia Kloeckner ha accettato che il piano del governo per la biodiversità preveda l’eliminazione del glifosate dal 2023.
E in tanti cominciano a perdere la pazienza.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 45/2019
Cresce la protesta degli agricoltori europei
di A. Di Mambro
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