Nei primi anni del decennio in corso il frumento duro spuntava delle quotazioni molto interessanti, che sono arrivate a sfiorare i 370 euro/t alla fine del 2015. Dopo una situazione di incertezza i prezzi hanno puntato verso il basso, stabilizzandosi tra i 200 e i 210 euro/t nel corso delle ultime campagne.
Le quotazioni più recenti del grano duro dimostrano una sostanziale conferma dei prezzi bassi, con la media delle quotazioni di agosto rilevate da Ismea sui 210 euro/t. L’andamento del prezzo del frumento duro segue quello degli altri cereali, anch’essi vittima di una forte stagnazione dei prezzi a causa dell’eccesso di offerta mondiale.
In questa situazione gli agricoltori hanno due opzioni:
- la prima si basa sulla riduzione dei costi, dove l’agricoltore può arrivare a omettere alcune operazioni in modo da contenere al massimo i costi di produzione;
- la seconda strada si concentra sulla massimizzazione delle rese e sull’efficientamento delle operazioni, facendo leva soprattutto sul miglioramento della tecnica.
È evidente che se si sceglie di omettere alcune operazioni si corrono dei rischi molto elevati, soprattutto se si parla della concia. A questo punto è necessario capire se rinunciare alla concia può avere un effetto positivo sul reddito della coltura o meno.
Impatto economico della concia
Per valutare l’impatto della concia sulla redditività del grano duro è necessario rivolgersi a un conto colturale (tabella), in modo da mettere a confronto i costi con i ricavi e poter effettuare alcune simulazioni. Per il calcolo si è fatto riferimento alla collina asciutta del Centro-Sud Italia. Ovviamente, l’analisi non ha la pretesa di essere esaustiva per tutti gli areali che coltivano grano duro in Centro-Sud Italia, ma può essere adattata ai diversi casi variando le diverse voci di ricavo o di costo.
Tabella – Conto colturale del frumento duro
Ricavi | |
Resa (t/ha) | 5,5 |
Prezzo (euro/t) | 208,3 |
Ricavi totali (euro/ha) | 1.245,6 |
Costi (euro/ha) | |
Ripuntatura | 105,0 |
Estirpatura | 55,0 |
Erpicatura | 65,0 |
Concimazione di fondo | 185,0 |
Semina | 178,5 |
Concia | 17,2 |
Trattamenti fitosanitari | 85,5 |
Diserbo | 63,0 |
Concimazione di copertura (n. 3) | 213,0 |
Raccolta | 121,0 |
Trasporto al centro di raccolta | 33,0 |
Costi totali | 1.121,2 |
Reddito (euro/ha) | |
Reddito lordo | 124,4 |
Come si nota dalla tabella, il costo della concia incide circa l’1,5% rispetto ai costi totali necessari per la coltivazione del frumento duro.
Si tratta di un valore estremamente contenuto rispetto ai vantaggi che la concia offre, come:
- aumento della resa, pari mediamente al 10% (fonte Arvalis);
- aumento della germinabilità, che consente di ottimizzare la densità di semina;
- difesa nelle prime fasi dello sviluppo della coltura dal complesso del mal del piede, patologia particolarmente aggressiva soprattutto nei casi di ringrano o successione ad altri cereali o quando si utilizzano pratiche quali la semina su sodo e la minima lavorazione.
Ovviamente la salvaguardia della resa è proprio l’elemento su cui si devono concentrare gli sforzi per migliorare il reddito.
In particolare, se si ripete il calcolo considerando un aumento della resa a ettaro del 10% la redditività arriva a 224 euro/ha, incrementando di 99 euro/ha il risultato della situazione di partenza. Allo stesso modo, se nel calcolo della redditività si considera una riduzione del 10% della resa, che potrebbe essere causata dal mancato utilizzo della concia, la redditività scende a 43 euro/ha, con una diminuzione di 82 euro/ha.
La scelta di rinunciare alla concia ha un effetto economico positivo solo se la riduzione della produzione si attesta entro gli 80 kg di granella a ettaro, corrispondente all’1,5% di prodotto in meno, vale a dire una soglia di convenienza del tutto inaccettabile per un imprenditore.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 34/2019
rotezione del seme essenziale per la resa del grano duro
di G. Chiodini, C. Lazzarin
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