Tracciabilità e certificazione delle sementi, prospettive di mercato e soprattutto di redditività per le coltivazioni cerealicole sono stati solo alcuni degli importanti temi al centro del convegno organizzato da Isea-Agroservice a Tolentino (Macerata) lo scorso 24 maggio.
Una giornata importante per l’azienda sementiera anche per la presenza del presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli: «confermo l’interesse della Regione Marche per la creazione di un tavolo operativo per sostenere questo comparto – ha detto il presidente – perché siamo convinti che il futuro guarda ai prodotti tracciati. Quella di Isea-Agroservice è un’esperienza importante che va tutelata, in quanto risponde alle esigenze dei consumatori consapevoli e della salvaguardia ambientale, con la commercializzazione di piante resistenti alle fitopatologie e, quindi, più sostenibili dal punto di vista ambientale».
Parole a cui hanno fatto eco quelle del direttore Eugenio Tassinari: «la produzione di sementi certificate rappresenta un’opportunità per le Marche, seconda regione italiane in questo settore e il nostro impegno va proprio in questa direzione».
Il punto su mercato e redditività
Il convegno ha ospitato anche Angelo Frascarelli, economista agrario dell’Università di Perugia, che ha sottolineato quanto il ruolo della politica sia fondamentale per gli agricoltori per incentivare i contratti i contratti di coltivazione e l’organizzazione dell’offerta «ma è altrettanto vitale per la redditività dei seminativi al Centro Sud, che permettono poche alternative alla rotazione tra grano duro, oleaginose e leguminose, fare i conti per valutare la reale situazione economica aziendale. I conti economici, sulla media di almeno cinque anni, permettono di avere gli elementi per fare le scelte sulle semine – ha evidenziato Frascarelli – alla luce di prezzi di mercato legati ad un mercato mondiale che continua a ristagnare e che non fa prevedere inversioni di tendenza». Molti agricoltori non possiedono i dati per misurare la propria redditività – ha sottolineato Frascarelli – e producono come se giocassero al “superenalotto”, un atteggiamento che non regge più il confronto con i mercati in cui la geopolitica è tornata protagonista.
«I prezzi delle commodity sono più volatili per l’effetto di scontri commerciali come quello attualmente in corso tra Cina e Stati Uniti – ha detto Andrea Cagnolati di Grain Services – basta vedere l’andamento dei future sul CBOT (mercato di Chicago) di grano, mais e soia negli ultimi mesi. Per i cerealicoltori nazionali è essenziale puntare su filiere alternative come il biologico, che segna una tendenza in crescita costante, e aggregare le proprie produzioni guardando anche a tecnologie come le blockchain in grado di garantire in totale trasparenza l’intera tracciabilità della filiera di produzione e della trasformazione dei prodotti agricoli».
Innovazione genetica
L’innovazione è stata al centro anche dell’intervento di Daria Scarano, della Ricerca e Sviluppo di Isea-Agroservice: «gli obiettivi di base della nostra ricerca sono produttività, resistenza agli stress abiotici e biotici e standard qualitativi legati alla destinazione d’uso per rispondere tempestivamente alle nuove esigenze degli agricoltori – ha detto Scarano – e a quelle dei trasformatori, dei consumatori e anche dell’ambiente. Stiamo lavorando molto sul favino, per esempio, che è una pianta miglioratrice, ideale per sovescio, la consociazione e la rotazione con i cereali e ha un mercato non saturo, tanto che importiamo seme di favino bianco e nero dall’estero. Anche il cece e la lenticchia sono molto interessanti da questo punto di vista e abbiamo diverse varietà in corso di iscrizione. Per la soia stiamo puntando su varietà con cicli da medio a precocissimo adatte all’industria alimentare altamente produttive e con elevati contenuti proteici mentre sul fronte dei cereali a paglia – ha aggiunto Scarano – continueremo a proporre le varietà classiche come i duri Achille, Adone, San Carlo o Minosse, i teneri Ilaria, Afrodite, Paleotto, Stendal, e quelle alternative, i monococco Hammurabi e Norberto, il dicocco Padre Pio e lo spelta Benedetto».