Dal 2015, cioè da ben quattro anni, gli allevatori che hanno sottoscritto polizze assicurative agevolate per mettere al sicuro l’attività zootecnica non ricevono i contributi previsti dalla normativa europea e nazionale.
Anche in questo caso, si ripete quando già visto per le polizze sulle produzioni vegetali, con i consorzi di difesa che sono esposti perché hanno anticipato la parte del premio coperta dall’incentivo pubblico e vi hanno fatto fronte o con il capitale proprio, oppure ricorrendo al credito bancario.
Gli allevatori che invece hanno scelto la strada della sottoscrizione diretta delle polizze con le compagnie di assicurazione hanno anticipato interamente l’importo del premio e ora attendono di incassare la componente di aiuto che copre il 65% (70% dopo il regolamento Omnibus) della spesa ammissibile nei casi di garanzie sostenute dal Piano di sviluppo rurale nazionale (Psrn) e il 50% per le polizze che ricevono il sostegno del Fondo di solidarietà nazionale.
Secondo dati Ismea i valori assicurati relativi al settore zootecnico sfiorano 1,5 miliardi di euro nel 2017, con premi complessivi pagati alle compagnie di assicurazione di 20,5 milioni di euro. Il comparto dei bovini da latte è quello che assorbe la maggiore quota in termini di valori assicurati (70%), con la Lombardia che da sola copre il 56,6%.