Il comma 955 della Legge 145/2018 prevedeva l’emanazione di un nuovo bando da parte del Gestore dei Servizi Energetici (Gse) per l’iscrizione ai registri che consentono l’accesso agli incentivi per la produzione di energia rinnovabile da biogas in ambito agricolo e in impianti non superiori a 300 kW di potenza.
Il bando è stato emanato lo scorso 29 marzo, prevedendo la possibilità di presentare le domande di accesso al registro dal 10 aprile fino alle ore 18 del 9 giugno.
Occorre ricordare che gli impianti fino a 100 kW di potenza, in alternativa alla partecipazione al bando, hanno la possibilità di ricevere la tariffa incentivante attraverso il meccanismo dell’accesso diretto, quindi realizzando l’impianto e poi presentando la domanda al GSE senza dover quindi aspettare e rispettare le tempistiche del bando.
Chi vuole accedere al bando deve rispettare tre requisiti principali.
In primo luogo gli impianti devono far parte del ciclo produttivo di una impresa agricola e/o di allevamento e devono essere realizzati da un imprenditore agricolo o da più imprenditori consorziati.
Il secondo requisito fa riferimento alle matrici di alimentazione dell’impianto. Cercando di semplificare al massimo il complesso intreccio normativo, si può dire che bisogna utilizzare un 70% di sottoprodotti compresi nella tabella 1-A del decreto 23 giugno 2016 (condizione necessaria per accedere alla tariffa più alta, i 233 euro a MWh), un altro 10% può essere costituito da materiali compresi nella tabella 1-B e l’ultimo 20% da “colture di secondo raccolto”. Le prime due percentuali sono da intendersi come quantitativi minimi, nulla vieta infatti di utilizzare, ad esempio, un 100% di sottoprodotti o 70% sottoprodotti da tabella 1-A più un 30% di materie in tabella 1-B. In ogni caso però tutta la biomassa utilizzata deve essere “autoprodotta” ossia provenire da allevamenti o da lavorazioni dell’azienda o del consorzio titolare dell’impianto e le coltivazioni devono essere effettuate su terreni “di proprietà” dell’azienda/e.
Il terzo requisito, forse il più complesso, è legato all’energia termica prodotta dall’impianto che deve essere destinata, ad esclusione di quella utilizzata per “riscaldare” il digestore, ad alimentare i processi produttivi aziendali.
Per la formazione della graduatoria, in prima istanza saranno infatti considerati gli impianti ubicati in Zone Vulnerabili ai Nitrati (ZVN), seguiranno gli impianti per i quali i proponenti dichiarano di “accontentarsi” del 90% della tariffa spettante. Il criterio di priorità finale sarà invece la data di invio della domanda, favorendo chi sarà arrivato prima.
Come di consueto la domanda di iscrizione al registro deve essere presentata attraverso il portale del GSE.
Tratto dall’articolo di R. Murano in pubblicazione su L’Informatore Agrario n. 19/2019