Intervista a Renzo Piraccini
L’export ortofrutticolo made in Italy nel 2018 arranca e registra un calo di oltre 300 milioni di euro nel fatturato e di circa 450.000 tonnellate in quantità, attestandosi rispettivamente a 4,6 miliardi di euro e a 3,55 milioni di tonnellate.
Il comparto della frutta fresca, da solo, ha perso il 16,2% in quantità (circa 425.000 tonnellate) e l’11% in valore. Sulle cause di questo fenomeno le opinioni sono tante. C’è chi individua nella eccessiva frammentazione degli operatori uno dei freni principali alla capacità di penetrare i mercati esteri.
Altri lamentano che non si conoscono il potenziale produttivo e i calendari di maturazione, non esiste un catasto ortofrutticolo, non esiste in forma aggregata, non esistono tutti i dati che sarebbero necessari per una adeguata programmazione, non esistono i dati in tutte le regioni. Altri ancora attribuiscono la contrazione delle esportazioni ad un livello qualitativo, a varietà non più adeguate alle richieste degli operatori internazionali. Come risalire la china?
«L’internazionalizzazione – afferma Renzo Piraccini, presidente di Macfrut e grande esperto del comparto ortofrutticolo – è una necessità del settore se vuole crescere. Basti dire che l’82% della nostra frutta e l’89% degli ortaggi è venduto dentro i confini della Unione Europea. Troppo in un mercato che si dice globale. Bisogna ritrovare competitività sul mercato internazionale e, a mio avviso, va costituita una task force sull’internazionalizzazione tra imprese e istituzioni che lavori su barriere commerciali e non, promozione, logistica. Gli importanti sforzi fatti finora per aprire e finalizzare i protocolli, non sono più sufficienti: serve una strategia. L’Italia è un grande produttore di ortofrutta che deve trovare nuovo slancio. E una grande fiera di settore come Macfrut può contribuire a raggiungere questo scopo».
Clicca qui per leggere l’articolo integrale pubblicato su L’Informatore Agrario n.16/2019