Le numerose sostanze attive disponibili per la difesa della vite dalla peronospora presentano uno specifico meccanismo di azione sulla base del quale, è ormai da tempo assodato, definire corrette strategie di difesa che tengano anche conto del rischio di resistenza.
Se l’aspetto positivo è rappresentato dall’ampia scelta di meccanismi di azione, l’altra faccia della classica medaglia è quella che tali meccanismi sono estremamente specifici e tali da condurre a un rischio di resistenza, nella gran parte dei casi, da medio a elevato.
Tabella – Rischio di resistenza stabilito dal fungicide resistance action committee (frac) dei diversi meccanismi di azione degli antiperonosporici disponibili in italia
Allo scopo di evitare drammatici cali di efficacia in campo riconducibili all’instaurarsi di resistenza nelle popolazioni di P. viticola, è necessario rilevare la presenza di individui con ridotta sensibilità fin dalle prime fasi della loro comparsa. Ciò è reso possibile solo attraverso indagini di monitoraggio territoriale capaci di valutare la sensibilità del patogeno in campo su aree quanto più ampie possibili.
Monitorare un territorio per la resistenza significa infatti essere in grado di poter prevedere l’eventuale sviluppo ed evoluzione nel tempo del fenomeno affinché possano essere evitati i cali di efficacia in pieno campo causati da un aumento importante della frequenza degli isolati resistenti all’interno della popolazione del patogeno.
Le indagini sono d’altra parte utili anche per gestire il fenomeno qualora non si sia stati in grado di prevenirlo, adottando adeguate miscele e alternanze dei prodotti non coinvolti e periodi di sospensione dell’utilizzo di sostanze compromesse per evitare aggravamenti delle perdite produttive ma anche, come accennato, per consentire una possibile regressione del fenomeno stesso.
Appare comunque evidente che l’adozione di strategie antiresistenza (evitare completamente gli interventi curativi ed eradicanti, adottare miscele di sostanze attive a diverso meccanismo di azione ricorrendo anche a prodotti multisito, evitare l’utilizzo di concentrazioni più basse di quelle minime riportate nelle etichette dei formulati) è da tenere in grande considerazione per diminuire quanto più possibile il rischio di insorgenza di resistenza.
Comportamenti «virtuosi» volti alla salvaguardia dei meccanismi di azione disponibili sono, oggi più di ieri, da considederare essenziali vista anche la sempre maggiore carenza di nuovi meccanismi di azione in grado di giungere sul mercato.
La resistenza di P. viticola agli antiperonosporici è senza dubbio una incombente realtà a causa delle modalità d’azione specifiche dei molteplici antiperonosporici autorizzati. Ma se il rischio non può essere azzerato, è certamente possibile limitarlo attraverso opportune scelte strategiche e tattiche capaci di contrastare il fenomeno ma anche gestirlo nella maniera più adeguata allo scopo di evitare danni produttivi.
Tratto dall’articolo pubblicato su Vite&Vino n. 5/2018
Fenomeni di resistenza ai fungicidi di Plasmopara viticola
di M. Collina
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