Nel bacino del Mediterraneo stiamo assistendo a un radicale cambiamento delle condizioni climatiche, caratterizzato da un incremento della temperatura dell’aria e da una anomala distribuzione delle precipitazioni durante l’arco dell’anno.
Tra gli effetti del global warming già evidenti sulla coltivazione della vite, si sta registrando un anticipo delle fasi fenologiche con maturazione delle uve nei periodi più caldi della stagione.
Ciò si ripercuote sulle caratteristiche compositive delle uve alla vendemmia, che risultano molto zuccherine, povere di acidità e con una maturità fenolica incompleta.
Gli effetti negativi delle alte temperature sulle bacche risultano amplificati quando accompagnati da un drastico calo della risorsa idrica nella stagione estiva, dando origine a stress multipli
– termici, radiativi e idrici – che sono sempre più frequenti nelle aree vocate alla coltivazione della vite, dove possono determinare anche un peggioramento dell’efficienza delle chiome con conseguenti effetti negativi sulla produttività del vigneto e la maturazione dell’uva.
In questo contesto è necessario definire sia una strategia di intervento che coinvolga nel lungo periodo una revisione della piattaforma ampelografica in termini di scelta di vitigni e portinnesti
resistenti agli stress abiotici e non, sia di messa a punto di tecniche colturali idonee a mitigare gli effetti negativi derivanti da questa situazione, tra le quali anche la scelta del più opportuno sistema di allevamento.
Su tali basi, nel 2017 è stato valutato il comportamento di piante allevate in vaso a «chioma chiusa» e a «chioma aperta» come modelli rappresentativi di due tipologie di allevamento differenziate per quanto concerne la disposizione della chioma e riconducibili rispettivamente a un sistema a controspalliera e a un sistema con chioma sdoppiata con profilo a «V».
In un’annata caratterizzata da eccessi termici e radiativi è stata dunque confrontata la relazione tra i due sistemi di allevamento e gli scambi gassosi, per ottenere indicazioni sull’efficienza dell’uso della luce e dell’acqua in rapporto alla disposizione della chioma.
I dati raccolti mettono in evidenza, a parità di superficie fogliare, una differente capacità di captazione dell’energia incidente nel corso della giornata, legata all’architettura dei due sistemi.
In particolare la forma chiusa C intercetta una frazione maggiore di luce durante le ore più fresche del mattino, mentre quella aperta A nel primo pomeriggio, in corrispondenza della posizione perpendicolare del sole rispetto alle viti e delle temperature più alte della giornata.
Nel nostro caso la differente intercettazione della luce nel corso della giornata ha determinato una diversa risposta in termini di perdita d’acqua per traspirazione e in particolare C ha consumato più acqua rispetto ad A tra la fine di luglio e la prima settimana di agosto, che è stato il periodo con le temperature più elevate della stagione.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 1/2019
Chioma chiusa o aperta in risposta ai cambiamenti climatici
di G. Valentini, G. Allegro, C. Pastore, E. Colucci, E. Magnanini, I. Filippetti
L’articolo completo è disponibile per gli abbonati anche su Rivista Digitale