Un nuovo Piano per rilanciare l’olivicoltura italiana

oliveto

Dopo i danni subiti nel corso del 2018, l’olivicoltura italiana vuole ripartire. Si parla così di un nuovo Piano olivicolo e di quali devano essere gli interventi per rilanciare il settore. Tutte le organizzazioni attive nella filiera concordano sulla necessità di aumentare la capacità produttiva e conferire maggiore solidità al settore, così da evitare le notevoli oscillazioni dell’offerta verificatesi negli ultimi 5 anni.

Il primo obiettivo del nuovo Piano deve essere pertanto la costituzione di nuovi e moderni impianti olivicoli e il rafforzamento della resistenza del settore agli eventi esterni, di natura climatica e fitosanitaria.

Il secondo elemento unificante è il rafforzamento della qualità e la tutela della produzione made in Italy, agendo sulle normative europee e nazionali in materia di classificazione merceologica del prodotto e di controlli e sanzioni sui comportamenti degli operatori. In tale contesto, molti concordano sia necessario intervenire con campagne di promozione e comunicazione, da realizzare nei mercati maturi e in quelli più dinamici.

Un altro aspetto fondamentale per il settore è l’impatto che avranno le proposte di riforma della Pac. Gli interventi settoriali saranno realizzati da op e aop ma, a differenza di quello che accade oggi, l’erogazione dei contributi europei sarà rapportata al valore della produzione commercializzata.

Per mantenere anche dopo il 2020 i circa 36 milioni di euro intercettati negli ultimi 10 anni dal sistema olivicolo nazionale è necessario un salto di qualità a livello organizzativo, e cioè che op e aop commercializzino un volume indicativo di 150.000–200.000 tonnellate di olio, ovvero un quantitativo ben più elevato rispetto a quello attuale.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 2/2019
Tante proposte per rilanciare l’olivicoltura italiana
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